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Lettera aperta di Cesare Perri sulla sanità calabrese: “Non mi fermerò”

cesareee peerri

In questa lettera aperta indirizzata al candidato alla presidenza della Regione Calabria Pasquale Tridico, e ad altre istituzioni, Cesare Perri – medico lametino ed ex dirigente della sanità pubblica – lancia una denuncia sullo stato del sistema sanitario calabrese, chiedendo l’accesso in regione a tecnologie sanitarie avanzate come il pacemaker senza fili. La sua è una provocazione simbolica ma concreta, che punta a sollevare l’attenzione su carenze strutturali e disuguaglianze nell’accesso alle cure.

Pubblichiamo integralmente il testo della lettera:

“Gent.mo On. PASQUALE TRIDICO

Mi scusi per il disturbo e la prolissità.

Lei ha anticipato che la sanità pubblica sarà centrale nel suo programma di governo. Le sarò vicino nella sua campagna elettorale da iscritto nel PD di Lamezia  (in passato nel direttivo  del circolo).  A suo tempo collaborando con  l’on. Laura Orrico sviluppai il programma sanità per Callipo candidato presidente.

La mia richiesta agli organi istituzionali deputati, di poter disporre (non per me) in Calabria e per tutti i calabresi di un PACEMAKER CORDLESS   (intracavitario e senza fili) è  una provocazione contro lo sfascio della sanità pubblica calabrese.

Dopo oltre tre mesi, prima ancora degli assilli elettorali,  potrei ripetere senza voler sollecitare alcun pietismo che la mia voce si va affievolendo, ma ho ancora la forza di urlare per chi la voce proprio non la ha o nessuno lo ascolta. 

In assenza di altre possibilità, la mia è una provocazione contro lo sfascio della sanità pubblica, simbolica ma anche concretamente rischiosa, di fronte ai silenzi  e alle responsabilità della classe politica. Ho scritto a tutti rappresentanti istituzionali; ho ingolfato le pagine social e la mia richiesta è stata pubblicata sui media anche cartacei. 

CESARE PERRI.

Mi presento:

Psichiatra e psicoterapeuta, ha svolto presso l’ Assessorato Regionale alla salute compiti di coordinamento per la chiusura degli ospedali psichiatrici. E’ stato direttore di un Dipartimento di Salute Mentale. E’  stato  professore A.C. di  Riabilitazione psicosociale all’Uni-Messina, docente all’ UNI-CAL in  ” Internet e Scienze Umane”, “Logiche di ricerca e processi decisionali” ,“Processi motivazionali”, “Leadership e gestione dei collaboratori”. Ha insegnato “psicoterapia strategica” in istituti specialistici  e “igiene mentale” in scuole per assistenti sociali, infermieri ed educatori .

Ha partecipato ad una ricerca internazionale sui disturbi dell’umore; è autore di 50 pubblicazioni scientifiche,  di 1 romanzo, di  5 raccolte di poesie e racconti, di  6 sillogi  divulgative sulla salute mentale,  di  6 saggi sui disturbi psichici e sulle relazioni familiari di cui uno tradotto in cirillico.

 

Accludo copia della lettera che ho inviato al Presidente della Repubblica analoga alle altre  inviate a molti rappresentanti istituzionali della Calabria. 

AL Sig. SERGIO MATTARELLA, PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA.

e p.c. AL SIG. ROBERTO OCCHIUTO, PRESIDENTE DELLA REGIONE CALABRIA.

Signor Presidente, 

mi scuso  per il disturbo.

Questa lettera origina  da una analisi sul degrado inarrestabile della sanità  calabrese  se non verrà dichiarato  uno STATO DI EMERGENZA.

     Da medico intendo reagire con una provocazione: “ACCETTERO’  UN INTERVENTO, non complesso ma  diagnosticato come URGENTE ,  PER IL MIO CUORE SOLO SE SARA’ EFFETTUATO IN CALABRIA E  RESO QUI PRATICABILE  PER TUTTI I CALABRESI”.

     La Costituzione all’art. 32  ‘proclama’ “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”. 

     Il Presidente della Repubblica, nel rispetto delle autonomie dei governi nazionali e regionali e dei vincoli economici, è il garante di tale principio e  LEI lo ha spesso precisato, direi, inascoltato.

     Sullo stato dell’assistenza sanitaria pubblica della Calabria  sono evidenziate in  tutti gli studi le inadempienze. Riporto la recente  nota della Fondazione  GIMBE che evidenzia come il “il 7,3% dei calabresi rinuncia alle cure” e “parametrando la spesa sulla popolazione (ISTAT, gennaio 2023), il valore regionale è pari a 416 euro pro-capite (media Italia 730 euro)”. Non sono documentabili le spese a carico delle famiglie. 

     Non intendo  appartenere a quei privilegiati che si possono curare dove vogliono, magari  in una clinica privata fuori regione con una  spesa nel mio caso  di 13.500 euro. 

     Ribadisco dunque, da medico con  passate esperienze dirigenziali, che  il sistema sanitario della Calabria  è avviato verso   un inarrestabile peggioramento al di là delle dichiarazioni del presidente Occhiuto. Tali carenze corrispondono  alla presenza di una CALAMITA’  con più morti e feriti di un terremoto di VI GRADO.

     La priorità  sarebbe almeno quella di salvare le persone  con l’auspicio di poterle poi adeguatamente curare, in Calabria o altrove. Ne deriverebbe  l’obbligo di potenziare tutti servizi per l’emergenza: Pronti soccorso, 118 e reti temporo dipendenti. Siamo tutti d’accordo che va pure potenziata la prevenzione, la medicina territoriale e di ‘base’. Viceversa si assiste all’impoverimento di tutti questi servizi, fino alla chiusura per mancanza di personale  dei Presidi territoriali per l’emergenza e al blocco delle ambulanze. 

     Ma con quali soldi, in un periodo di stretta finanziaria, e con quali medici e infermieri in fuga verso orizzonti più allettanti, recuperemo l’attuale divario? 

     L’autonomia differenziata  esiste già!  E’ vantaggioso  per le regioni del Centro Nord che continui la migrazione sanitaria verso  i loro ospedali in piena attività, mentre la Calabria subisce effetti economici devastanti per i  300 milioni di E. all’anno di mobilità passiva. E non basta!  A questa cifra va aggiunta quella che grava  sulle famiglie non solo per le cure   ma per l’accompagnamento del familiare in altre città: viaggi, permanenza… un indotto economico che viene sottratto ai calabresi, con il nostro conseguente impoverimento e relative perdite occupazionali.

     Tutto ciò è noto. Allora? Allora non resta che la resa? Magari abbandonando in massa (e non solo da giovani) questa terra? 

     Per tali motivi, Sig. Presidente, tramite questa provocazione, sollecito rispettosamente la Sua attenzione, per sostenere la decretazione da parte del Consiglio dei ministri di uno STATO DI EMERGENZA  per l’assistenza sanitaria calabrese, con provvedimenti urgenti che prevedano azioni e assunzioni immediate, in deroga  alle ordinarie normative e ai rimborsi per la mobilità passiva, almeno fin al raggiungimento  dei livelli essenziali di assistenza. 

     Espongo ora l’aspetto personale: 

    Sono un medico di Lamezia Terme di 79 anni e sono affetto da una  bradicardia (con una frequenza specie durante la notte  e a riposo di 35 battiti) e agli Holter sono stati evidenziati ….ripetuti BAV  tipo Mobitz di II e III  grado. Presento inoltre un aneurisma all’arco aortico di 65 mm.

   Dai cardiologi mi è stato prescritto un pacemaker e rientro tra quelle condizioni cliniche previste per l’innesto di un pace maker bicamerale senza fili. Mi risulta che in Calabria  ne siano stati impiantati 4  (monocamerali ?) e riportati dalla stampa come eccezionali  (2 nell’ ospedale di  Cosenza, 1 in quello di Castrovillari e  1 a Catanzaro. La maggior parte degli ospedali pubblici e privati che hanno adottato questa tecnica sono nel Centro-Nord ma certamente i sanitari calabresi sarebbero in grado di garantirla.

   ll pacemaker leadless a detta di tutti gli esperti sostituirà quello tradizionale e già nel Nord America costituisce un terzo degli interventi.

 – Quello bicamerale  è composto da due dispositivi: uno nel ventricolo e uno nell’atrio (più piccoli di una batteria ‘AAA’).  Il monitoraggio è wireless e i due pacemaker è come se parlassero tra di loro ad ogni battito, assicurando che atri e ventricoli si contraggano in perfetta sincronia.

– Non v’è bisogno di una tasca sottocutanea per il dispositivo. L’impianto avviene attraverso una procedura mininvasiva dalla vena femorale.. Questa tecnica non solo riduce i tempi di recupero, ma minimizza anche i rischi di complicanze.  Maggiore è la durata della batteria e più agevole ne è la rimozione per l’assenza di fili. 

– Attualmente, i pacemaker leadless sono indicati principalmente per pazienti giovani (risolvendo i problemi di immagine corporea essendo invisibile all’esterno), per pazienti anziani fragili, diabetici, in dialisi, o che devono sottoporsi a terapie oncologiche. Questa selezione è dovuta principalmente a una questione di maggiori costi, tuttavia ampiamente giustificati dai vantaggi.  I pazienti possono svolgere attività fisiche come la corsa o il nuoto senza limitazioni adattando la frequenza cardiaca in modo simile a un cuore sano.

Rispettosamente

Cesare Perri ”

 

Fonte Cesare Perri  componente segreteria cittadina PD

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