Secondo il Rapporto ISPRA-SNPA “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici 2025”, la Calabria nel 2024 si conferma tra le regioni più virtuose nella tutela del territorio e nella lotta alla cementificazione. La superficie regionale coperta da suolo artificiale, infatti, è pari al 5,10% del totale, contro una media nazionale del 16%. In termini assoluti, si tratta di circa 2.640 chilometri quadrati di territorio urbanizzato su oltre 51.000 complessivi.
Un dato stabile, che colloca la Calabria tra le aree italiane a minore incidenza di consumo di suolo insieme a Valle d’Aosta, Basilicata e Sardegna, lontana dagli indici record di regioni come Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Campania, dove le percentuali oscillano tra il 12 e il 15%.
Nel dettaglio della nostra Regione, i primi tre comuni calabresi per superficie di suolo consumato in ettari a livello comunale sono Reggio Calabria con 3. 402 ettari, Corigliano-Rossano con 2. 736 ettari e Lamezia Terme con 2. 387 ettari. I primi tre comuni per consumo di suolo complessivo (sia permanente che reversibile) annuale in ettari, a livello comunale, sono Cassano all’Ionio con 31,18 ettari, Villapiana con 20,94 ettari e Amendolara con 13,52 ettari. L’Alto Ionio Cosentino è l’area con la maggiore incidenza di attività artificiale. Il report evidenzia ancora che i primi tre comuni calabresi per suolo consumato in percentuale sulla superficie comunale sono Tropea con il 36,06%, Villa San Giovanni con il 28,30% e Soverato con il 27,66%.
La provincia con il maggior numero di ettari di suolo consumato è Cosenza, seguita da Reggio Calabria e Catanzaro. Ultime, quasi appaiate Vibo Valentia e Crotone. Un modo per recuperare suolo consumato e rigenerarlo è quello di installare impianti di energia fotovoltaica. In altre regioni hanno preso il posto di terreni un tempo coltivati e poi abbandonati. Su questo fronte la Calabria è molto in ritardo rispetto ad altre aree del Paese dove i progetti di rigenerazione ambientale sposano appieno le strategie di impiego di energie pulite e rinnovabili. La crescita urbana ed infrastrutturale sono necessari per lo sviluppo economico e sociale ma restringono gli spazi degli ecosistemi ambientali e se non si fa un uso sostenibile delle risorse naturali possono essere la concausa di eventi disastrosi. Nel momento in cui si costruisce un edificio ad uso pubblico o privato, una galleria o un tratto di ferrovia o di autostrada, una fabbrica, un ospedale, una scuola o un centro commerciale, si mette mano ad una parte del patrimonio ambientale difficilmente sostituibile e recuperabile.
Il rapporto evidenzia come la naturalità del territorio calabrese rappresenti una barriera strutturale all’espansione urbana incontrollata. Oltre il 37% della superficie regionale è infatti tutelata da Parchi nazionali, riserve naturali, aree marine protette e Siti della Rete Natura 2000.
In Calabria insistono tre grandi parchi nazionali – Aspromonte, Sila e Pollino – che, insieme alle Oasi WWF e alle riserve regionali, costituiscono un mosaico di ecosistemi ad alto valore ecologico e paesaggistico.




