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Frate Antonio : dal passaggio da Nicastro alla Santità

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In questi giorni stiamo festeggiando il Santo protettore di Nicastro, Sant’ Antonio da Padova.

Con Giampiero Scarpino, esperto di francescanesimo medioevale, andiamo a ripercorrere la storia che porterà “Antonio” dalla santità alla splendida piana lametina come Santo Patrono e Protettore.

“Nicastro e la conquista normanna (1056), con la sua Abbazia di Sant’Eufemia, Roberto il Guiscardo e Robert de Grantmesnil (1062), fornì per oltre due secoli abati e vescovi a monasteri e diocesi dell’Italia meridionale e insulare. Nel XII sec. in tutta l’area di Nicastro sorsero altri monasteri di rito greco, tra cui quello femminile di Santa Veneranda a Maida e soprattutto quello di Santa Maria del Carrà (1160). Nel 1220 si sono radicati nel territorio gli ordini mendicanti francescani.

Uno dei più antichi conventi francescani calabresi era sorto a Nicastro al tempo di Federico II.Dal 1252 al 1264 fu vescovo della città il francescano fra Samuele. A Nicastro erano dunque ben radicati i frati francescani , non sappiamo i nomi ma c’erano . I primissimi seguaci di Francesco nelle primavera del 1221 si mettono in cammino verso Assisi chiamati a raccolta da Francesco fondatore di un ordine di seguaci di Gesù nella assoluta povertà ed obbedienza al Vangelo . Un giovane frate portoghese, Antonio da Lisbona , assieme ad altri frati siciliani , dalla Sicilia si reca ad Assisi per partecipare al primo Capitolo Generale dei seguaci di Francesco al quale presero parte più di tremila frati provenienti da tutta Europa . Antonio era con i frati dell’isola , molti della zona Tirrenica .

Si era unito a loro perché era su una imbarcazione che dal Marocco era diretta in Portogallo ed una grande tempesta aveva spinto e fatto naufragare sulle coste siciliane vicino Capo Milazzo . Antonio con i fraticelli siciliani transita da Nicastro e le testimonianze hanno descritto il viaggio ed i paesi attraversati in Calabria nel 1221. Facciamo ora un salto negli anni …. Nicastro, Domenica delle Palme del 1638 : la città viene devastata da un forte terremoto. Molti cittadini si salvarono perché erano riuniti nella chiesa di Sant’Antonio da Padova che rimase intatta.

E da quel giorno si decise di istituire una fiera che attraeva pellegrini da ogni parte d’Italia. La festa di Sant’Antonio si tiene il 12, 13 e 14 giugno. Durante la prima giornata il sindaco accende il cero votivo, il 13 si tiene una messa solenne e l’ultimo giorno i cittadini vanno in processione per le principali vie della città pregando , con gli storici statuari che trasportano il simulacro. Per tutto il periodo della festa gli abitanti di Nicastro espongono alle finestre l’immagine del Santo con intorno tredici lucette votive accese. Ma chi è in realtà Sant’ Antonio da Padova ?

Una sintesi che guarda fino al passaggio da Nicastro : nato a Lisbona , giovane cavaliere , innamorato , destinato all’esercito del re , offre la sua vita al Signore e contro la volontà dei genitori entra nel monastero di Coimbra , diventa sacerdote e canonico regolare . Uno degli episodi più significativi della sua vita , avere conosciuto i frati francescani giunti a Coimbra per predicare , 5 predicatori partiti per il Marocco ed uccisi e da qui l’ingresso nell’ordine francescani minori , il cambiamento del nome da Abate Fernando in frate Antonio ( da Sant’ Antonio Abate eremita) ed infine , partenza per il Marocco , la malattia , il rientro , il naufragio , la Sicilia , i frati in cammino verso Assisi e l’incontro con San Francesco d’Assisi nel 1221.

Dalla disastrosa spedizione in Marocco dove voleva andare a predicare ed anche morire martire all’incontro vero con la volontà di Dio. Durante la processione il “simulacro ” che passa per le vie della città è la statua di Sant’Antonio, raffigurato in questa sacra effige (di ottima scuola napoletana datata 1685) . In realtà in Chiesa a destra dell’altare del Santo c’è anche il cosiddetto Quadro Divino (del 1644 composto dal pittore romano Giacomo Stefanoni). Il quadro divino avrebbe generato dei miracoli . Esso rappresenta Sant’ Antonio con l’abito dei frati francescani minori , il suo vero abito . La Statua invece lo rappresenta con l’abito dei frati cappuccini giacché sono loro a detenerne questa sacra figura . Alla devozione a Sant’ Antonio nel nostro territorio contribuirono le dotte predicazioni del venerabile padre Antonio da Olivadi (1665-1720) che fu superiore del convento di Nicastro dal 1685 al 1711. Padre Antonio fu colui che commissionò la statua di Sant’ Antonio nel 1685.

Fu lui che fece costruire sul vicino  torrente canne un ponte in muratura sormontato da un arco sopra cui venne posta una statuetta di Sant’ Antonio rivolta verso Nicastro . Non si può non trascurare un affresco che si trova nel presbiterio della navata principale , a dx guardando l’altare maggiore. Porta la data del 1703 e ricorda un altro miracolo attribuito al Santo . Nel golfo di Santa Eufemia due navi si trovano in balia del mare in tempesta . Lupo d’Ippolito Patrizio proprietario delle navi , Nicastrese e Sindaco della città, prega Sant’ Antonio affinché venisse soccorso l’equipaggio . Il miracolo avvenne e Lupo d’Ippolito non solo fece dipingere l’affresco , ma divenne anche “Provveditore ” della Cappella di Sant’ Antonio. Il Santuario di Santa Maria degli Angeli, convento dei Padri Cappuccini ,sul colle chiamato appunto di Sant’Antonio, da secoli riceve le visite di migliaia e migliaia di fedeli che vengono a pregare e a chiedere grazie e protezione.

Per 13 giorni consecutivi, dalle 5 del mattino fino a sera dal centro storico di Nicastro moltissimi fedeli salgono al Santuario per venerare il Santo. L’autorizzazione della Fiera risale al 1718 quando padre Antonio da Olivadi la ottenne con decreto regio .

Concludendo la sua storia ,il nostro grande Santo da Assisi andò a Montepaolo vicino Forlì . Era dotato di grande umiltà, ma anche di grande sapienza e cultura, per le sue valenti doti di predicatore. Dovette predicare la prima volta proprio a Forlì nel 1222 e non finì più di predicare tant’è che si venera moltissimo la sua ” lingua Benedetta ” .

Francesco lo chiamava “mio Vescovo”e lo incaricò dell’insegnamento della teologia. Lo inviò a contrastare in Francia la diffusione del movimento dei catari, che la Chiesa di Roma giudicava eretico. Fu ministro provinciale dei Frati Minori e scelse la sua sede a Padova. Predico’ in Emilia , ai pesci a Rimini, dove avvenne anche il miracolo della mula . Morì all’età di 36 anni all”Arcella , vicino Padova , dopo essere stato a Camposampiero , ospite del conte Tiso che gli fece costruire una capanna su un noce sul quale predicava . Pochi giorni prima il conte Tiso aveva visto Antonio in preghiera con il Bambino Gesù vivo in braccio . Non fece in tempo a morire pronunciando ” vedo il mio Signore ” che già tutta Padova sapeva della sua morte .

Papa Gregorio IX, in considerazione dei tanti miracoli attribuitogli, lo canonizzò dopo solo un anno dalla morte.

Pio XII, che nel 1946 ha innalzato Sant’Antonio tra i Dottori della Chiesa cattolica e gli ha conferito il titolo di Doctor Evangelicus.

Ci sarebbe tanto altro da raccontare e bisogna dire grazie alla tecnologia perché oggi la tredicina, la festa e la processione , la raccontano molto bene i social e la rete.”

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