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Cesare Parodi (ANM): “Ogni giudice deve decidere con serenità, senza timori, senza pressioni”

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In occasione delle tre giornate dedicate alla memoria del Giudice Ferlaino organizzate dall’ Associazionale Nazionale Magistrati della provincia di Catanzaro, City One ha ascoltato Cesare Parodi, presidente Nazionale dell’ANM

 

Lei è presidente da soli 5 mesi in un momento particolare della magistratura

«Da quando sono in magistratura, sento parlare di momenti difficili, delicati, particolari. Ma questa volta ho davvero l’impressione che non si tratti di una crisi retorica. È un momento, per certi aspetti, storico. Per la prima volta non si parla solo di riforme strutturali dell’assetto della magistratura: siamo molto vicini a vederle concretizzarsi. Non è più un pericolo astratto, è qualcosa di reale che dobbiamo affrontare.»

 

 

«L’Associazione Nazionale Magistrati ha idee molto chiare e precise su quelli che sono i valori da difendere. Sappiamo bene che l’azione del governo si muove nel solco delle procedure costituzionali. Tuttavia, riteniamo che i principi messi in discussione siano assolutamente fondamentali. E non nell’interesse dei magistrati – guai a pensare che sia una difesa di casta! – ma nell’interesse dei cittadini.»

 

 

In che modo queste riforme potrebbero impattare i cittadini?

«Crediamo sinceramente che giudici e pubblici ministeri autonomi, indipendenti, non condizionati da poteri disciplinari e in grado di rappresentare le proprie ragioni con dignità siano la migliore garanzia per una giustizia realmente vicina alle persone. È l’unica strada possibile, e la difenderemo nel dibattito che precederà la riforma. Difenderemo le nostre idee, e speriamo che molti cittadini possano condividerle e sostenerle.»

 

 

«È sicuramente uno degli aspetti più delicati. Noi riteniamo che l’attuale rapporto tra giudici e pubblici ministeri sia una garanzia concreta per i cittadini. Ma attenzione: non dimentichiamo il ruolo centrale del Consiglio Superiore della Magistratura. Quando si parla di autonomia e indipendenza, bisogna ricordare che il CSM nasce proprio per garantirle. La sua rappresentatività è un valore assoluto. È ciò che assicura l’equilibrio dell’intero sistema.»

 

 

«Questa non è una riforma della giustizia, e lo dico con chiarezza. Non inciderà sui tempi dei processi, non aumenterà la cosiddetta “produttività” del sistema giustizia. È una riforma dell’ordinamento giudiziario, che riscrive ruoli e rapporti di forza all’interno del sistema. Si cambia l’etichetta, ma in realtà si incide sulla sostanza: sull’autonomia e sulla possibilità di svolgere questo lavoro, delicato e cruciale, nelle migliori condizioni.»

 

 

«Tutti devono essere uguali davanti alla legge. Un cittadino coinvolto in una causa civile – ad esempio contro una controparte potente o influente – ha diritto ad essere giudicato da un giudice libero da condizionamenti. Non parlo solo della giustizia penale, ma di quella civile, che è quella che tocca la vita quotidiana di tutti. Noi combattiamo perché ogni giudice possa decidere con serenità, senza timori, senza pressioni. Per questo, difendiamo l’autonomia della magistratura: perché è la condizione necessaria per garantire giustizia vera ai cittadini.»

 

 

Tre giorni intensi per commemorare il giudice Ferlaino. Qual è il significato più profondo di questa iniziativa?

«Sono tre eventi molto particolari, carichi di significato. Ricordare il giudice Ferlaino, qui in Calabria, ha un valore profondo. È molto triste constatare che questa vicenda giudiziaria, che ricordiamo doverosamente, non abbia mai trovato una vera soluzione. La chiarezza che tutti meriterebbero non è mai arrivata.»

 

 

«Il nostro dovere è tenere viva la memoria, ma non come valore del passato, bensì come monito per il futuro. Ricordare Ferlaino e i colleghi caduti nell’esercizio del dovere significa dare un esempio a tutti: ai giovani magistrati e anche ai cittadini. Il nostro obiettivo è costruire le basi per una giustizia migliore, più vicina ai bisogni reali delle persone. Questo è, in fondo, il vero senso del ricordo: non fermarsi alla commemorazione, ma trasformarla in impegno concreto.»

 

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